mercoledì 24 giugno 2009

AVVISO

cambio indirizzo.
http://lecosesonocomesono-mv.blogspot.com/
ci trovate, a partire da oggi, i post che stanno qui più i nuovi.

emmevu


lunedì 22 giugno 2009

pazzo patentato!


Un mesetto fa sono stato in Umbria, per lavoro.
Un pomeriggio ero a Gubbio, con funzionari Europei e Regionali. Gli Eugubini, per chi non lo sapesse, sono considerati gente un po’ matta (con riferimento alla loro geniale imprevedibilità) e, in pieno centro storico esiste la “fontana dei matti” (in Largo Bargello). Soltanto girando tre volte attorno a questa fontana e facendosi poi schizzare da un eugubino si acquista la cittadinanza onoraria di Gubbio, cioè la patente da matto.
…Ero vestito elegantemente: credo sia per questo che sono stato bagnato poco.
Ho la patente: poi non dite che non ho avvisato.

Emmevù

sabato 20 giugno 2009

ecco qui

Ecco qui. Un nuovo nome, una nuova grafica e la consapevolezza di essere pieno di voglia di continuare a raccontare.
Aggiunte arriveranno, come nuovi capitoli e nuove finestre, con la calma dovuta. Questo resta un luogo di piccole riflessioni e suggestioni dalle cose attorno, un punto di vista personale che cerca sponda e condivisione in chi legge.
Il libro scritto a quattro mani e due teste rimane nel cuore e nella amicizia tra Piesse ed Emmevù, tra Paolo e Marco, resta nelle pagine di questo Blog fino ad oggi, in parte del mio sentire anche di qui in avanti.
Sottoscrivo ogni cosa del post di Paolo.
Per quanto detto quindi “Un senso alle cose” non è più un titolo di questo blog, che se ne slega.
Nessuno sconvolgimento epocale: fin dall’inizio ciascuno di noi ha firmato, in totale autonomia, quanto ha postato e Piesse, per scelta condivisa, avrà sempre licenza di scrivere qui in totale libertà ed in qualsiasi momento abbia voglia.
Non intendo altro che assumermi la responsabilità di questo viaggio che continua.
Emmevù.

venerdì 19 giugno 2009

Altro giro, altra corsa...

Questo Blog cambia nome, e aspetto, da lunedì prossimo.

La vita si modifica, ogni giorno. Il più delle volte non ce ne accorgiamo. Cambiamenti radicali, veri sovvertimenti di principio, maturano quasi naturalmente perché mimetizzati al ritmo millimetrico di giornate solo all’apparenza incolori. Di solito, se ne prende atto all’improvviso, con una consapevolezza istantanea e tardiva; quando nulla si può fare più, per salvare ciò cui tenevamo.

Uno dei presupposti del romanzo che scrivemmo insieme era proprio quello di cogliere queste evoluzioni, nostre, proprie, e dell’esistenza in genere; segnarne il passo; congelarne la dinamica in tempo utile a capire; e istigare ognuno a farlo. Vivere di lucidità, sapendosi poi “…ubriacare solo quando ne abbiamo davvero voglia”. Anziché vivere ubriachi e svegliarsi di soprassalto in un cesto di rammarichi.

Nel Blog, nominato dal romanzo, abbiamo fin qui riversato un legittimo desiderio di enfasi. Una congerie di principi, che sentivamo insieme, e sapevamo condivisi da chi ha avuto la gentilezza di leggere, seguire e commentare.

Ora, prima che l’abito si gualcisca, cambiamo aria. Sulla base di quegli stessi principi, andiamo avanti; affinché il romanzo “Un senso alle cose”, che vive di una sua vita propria, resti punto di partenza, e non diventi ingannevole punto di arrivo.

Il contributo che davamo a queste pagine era diverso. Per quantità, non per qualità. Se all’inizio ciò era peculiare, negli ultimi tempi ha marcato una diversità di aneliti. Dato che la nostra è una vera amicizia, ne abbiamo parlato. Abbiamo individuato i segni di un cambiamento; gli scenari di un cammino che, seppure affiancati inscindibilmente da una stima profonda e integra, ci vede percorrere, per il momento, sentieri differenti.

Questo era, ed è, il senso che noi vogliamo dare alle nostre cose.

Buon proseguimento.

Piesse

domenica 14 giugno 2009

ignoranza cittadina

Guardo l'aperta campagna dal finestrino di un treno e mi trovo costretto ad ammettere una ignoranza pressoché totale sulle colture che si susseguono in una epifania di campi, serre, frutteti.
Me ne rammarico e me ne vergogno un po'.
A volte ci stupiamo e sorridiamo della ignoranza altrui ma ora mi trovo irrimediabilmente cittadino a constatare di non sapere e di non avere idea di come colmare questo pauroso distacco dai tempi e dai ritmi della terra.
Emmevù

venerdì 12 giugno 2009

bonton&ipod

Pranzo, solitario, in albergo durante un viaggio di lavoro e traggo consolazione da gran buon cibo prima di una riunione che spero, in cuor mio, meno faticosa del prevedibile.
Il cameriere, già visto in viaggi precedenti, mi accompagna al tavolo che è vicino - troppo vicino - a una coppia.
Sono un lui e una lei che pranzano ed hanno interessi di lavoro comuni ma mancano di altre prossimità.
Per me trota ai ferri ed erbe, patate al forno, pomodorini gratinati: della coppia non so perchè sono alle mie spalle.
Entrambi inanellano frasi che non posso non sentire e, non ignorando i temi trattati, le banalità impressionanti (di lui soprattutto) quasi mi spingono all'intervento. Non lo faccio, ovviamente, ma il bianco che bevo da piacere qual è diventa medicina.
Cauterizza.
Solo parzialmente giova un altrimenti strepitoso dolce ai frutti di bosco.
Ciascuno pranza dove capita e ne paga le conseguenze.
Caffè e via in camera a sciacquarmi il viso e impupazzarmi per la riunione.
Mi chiedo: l'uso di un Ipod (o di un Walkman) al ristorante è da considerarsi violazione delle buone regole?
emmevù

sabato 6 giugno 2009

Il senso del bere

Tirare il collo a una bottiglia di rosso DOCG di 14 gradi mangiando formaggio di fossa (sul formaggio, prometto, ci tornerò in altro post) in compagnia di un amico con cui si fanno le ore piccole.
Il fresco del giardino.
Discutere animatamente, mai animosamente, di politica, vita (in)civile, scrittura, blog.
Andare in fondo al senso delle cose, magari trovando significati diversi.
Ecco: questo è bere con un senso.

Emmevù.

p.s.: il cretino che stamattina ha citofonato, sbagliando, alle sette e un quarto ha maledettamente molto ma molto meno senso

sabato 23 maggio 2009

quarantottore

La guardo sconsolato; so di doverla buttare nell’immondizia. Ho finto di non vedere gli angoli lisi prima e la traccia di telaio in ferro che usciva da un buco in basso a sinistra poi.
Continuavo a lodarne l’ottimo cuoio; mi pavoneggiavo del ben visibile e noto marchio; mi confortavo della perfetta adeguatezza delle sue tasche.
Di fronte a vetrine di valigerie la confrontavo con nuovi modelli e riflettevo su quanto possa essere diventato costoso (troppo) sostituirla con una pari livello e come altri modelli, decisamente più abbordabili, non reggano il confronto.
Ripensando a quando mio padre me la regalò e a quanti viaggi avevamo fatto insieme andavo avanti a convincermi di avere una, splendida, quarantott’ore.
Gli eventi sono fatalmente precipitati quando la cerniera lampo del vano principale si è, irrimediabilmente, incastrata.
Inutilizzata e inutilizzabile, la guardo sconsolato alla vigilia di un, piccolo, nuovo viaggio. Partirò con un più ingombrante trolley.
Ok. Non guarirò mai dall’affezionarmi agli oggetti.
emmevù

giovedì 21 maggio 2009

lentamente muore

Un Blog è fatto di dialoghi. Questo Blog ama la poesia e, ancor di più, ciò che significa.

Non è questione di "tag"; è questione di cuore e di smuovere sensazioni logiche, che si ritengono belle.

Ecco: è tutto qui.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'."

Pablo Neruda

Grazie a Maria Alessia per ave re commentato con questa poesia un altro post (ermetica).

È giusto ed è ancor più giusto regalarla al Blog per la sua limpidezza ed il suo significato.

Emmevù

lunedì 18 maggio 2009

crepuscolo

Siamo al crepuscolo della coscienza civile e al tramonto del vivere civilmente la comunità. Siamo al crepuscolo delle indignazioni e, senza sussulti, ci uniformiamo a un andazzo generale e generalizzato. Non abbiamo la ironica dignità dell’orchestrina del Titanic, ci manca spessore morale, nerbo, cultura e per tanto lasciamo fare salvo sfuriate isteriche legate a piccolissime particolari personali che, per lo più, annoiano le maggioranze.

Perché, sia chiaro, c’è sempre una maggioranza che se ne frega e non c’è rivendicazione maggioritaria: da ciò deriva che qualsiasi lamentela può anche essere sacrosanta ma non smuoverà mai una maggioranza.

Tante, infinite, minoranze scontente si vanno formando nella condanna a essere sempre e per sempre minoranza.

Il grottesco è che questo tramonto non è colto appieno, non se ne ha percezione condivisa, e quando saremo al buio non sono neppure certo che ci guarderemo intorno con fare interrogativo e sgomento.

Postare ermetico? Si può.

Coglierlo non è fondamentale. Davvero.

È l’autunno delle coscienze, del pensiero condiviso e di buon senso, e …chiedo scusa per l’ottimismo.

Emmevù

mercoledì 13 maggio 2009

informatica informata

D’accordo.

Mi rivolgo ai dinosauri, agli obsoleti, ai neofiti, ai puri di cuore, ai tontoloni.

Chiedo scusa agli altri.

Mi rivolgo agli approssimativi, ai disattenti, ai dattilografi, a quelli che c’era la lira prima dell’euro, i soldi per capirci.

Mi iscrivo, simpatizzante al “si stava meglio quando si stava peggio” e, probabilmente, traccio un solco tra me e il progresso tecnologico e, soprattutto, informatico.

Tant’è.

Se mi si rompe la lavatrice chiamo il tecnico.

Se la mia automobile non va vado – tremulo – dal meccanico. Tutto lineare, semplice, senza spigolosità.

Ci si può mettere (non nel mio caso, sia chiaro) il desiderio di sentirsi maschio dominante e cazzuto e tecnologico; quel (sano?) “fai da te”, roba di bricofer e di ferramenta, di disquisizioni elettriche o idrauliche.

Si rimane, pur tuttavia, in un universo condiviso e – mediamente – conosciuto.

Punto.

Punto – per pietaà! – punto qui.

L’informatica non può essere improvvisata; non è roba di divisione tra chi da bimbo si dilettava col “meccano” e chi no; incredibilmente ha profili di serietà e competenze che non possono andare per passaparola e per sentito dire più di un tanto.

Sarò esplicito fino al turpiloquio.

Non me ne frega un biiiip! capire cosa sia un bug-di-sistema.

Vivo magnificamente la mia ignoranza.

Voglio che i files, a prescindere dalla biiiip! di versione di windows e da cosa mai ci sia dentro (crittografie CIA? Non penso) si apra e si lasci lavorare.

Punto.

Come la scatola col Pongo.

Come la macchina da scrivere.

E poi, da ignorante che sono, sono pure un po’ stufo dalla abbondanza di sedicenti esperti: per uno probabilmente buono ce ne son decine che sono artisti del “copia&incolla” e veri amplificatori viventi del sentito dire.

Chiedo scusa agli esperti smaliziati (due o tre al massimo) e invito gli altri a riflessione.

Impariamo a dire “non ho capito: spiegami” oppure a dire “è rotta: riparala.”

Magari ha la sua dignità.

Passerò dal Windows 6puntoZero alla grappa 6puntoPerfetta.

Se non mi sono spiegato, disse l’anziano paracadute, chiedo scusa: è stato pur sempre un bel cadere…

Ecco.

Grappa di Teroldego

Grappa Trentina: intensa, leggermente vinosa dal sentore di bacca rossa

Provenienza della materia prima

La grappa di Teroldego è ottenuta dalle vinacce provenienti dal vitigno autoctono,presente in questa zona fra i comuni di Mezzolombardo,Mezzocorona,San Michele all'Adige e più precisamente in Piana Rotaliana dove il terreno alluvionale creato dalla confluenza dei fiumi Adige e Noce , rende un habitat ideale per la coltivazione della vite. Il vitigno Teroldego ha trovato da sempre le condizioni ottimali per poter esprimere al meglio le sue grandi qualit .

Cantine conferenti

Foradori, Barone de Cles, Cantine Rotaliane, Cantine Mezzacorona, Dorigati, Endrizzi.

Conservazione della materia prima

Le vinacce del Teroldego arrivano a fermentazione avvenuta e quindi si provvede immediatamente alla distillazione.


Gradazione del prodotto

40 gradi

Caratteristiche organolettiche

COLORE: brillante, trasparente

PROFUMO: netto, gradevole con piacevoli note fruttate.

SAPORE: deciso, leggermente vinoso, armonico, con grande equilibrio tra il contenuto alcolico e gli altri componenti.

Temperatura di servizio

tra i 12 e i 14 gradi.
Durante la stagione estiva si consigliano temperature anche inferiori.

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emmevù

lunedì 11 maggio 2009

ermetica

ci sono tempi e tempi.
ci sono momenti che tutto pare andare per il verso giusto ed altri che le cose ti sfuggono via come in un infinito piano inclinato.
resta da fare e da lavorarci sù.
non è tempo che di rimboccarsi le maniche e lasciare al tempo il tempo di dirimere verità da menzogne.
è roba di fare se si sa e tacere se non si è in grado di fare.
faticosamente mi provo a fare aspettando primavere tardive.
intanto pedalo, intanto metto fieno in cascina.
se la primavera tarda l'inverno è sempre puntuale.
credetemi.
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ci bevo sopra e consiglio farlo bene

emmevu
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www.stradadelsagrantino.it



I
l Montefalco Sagrantino Docg o Sagrantino di Montefalco Docg prendono il nome dall’omonimo vitigno da cui vengono prodotti. Coltivato da secoli sulle pendici delle colline umbre, il Sagrantino viene considerato autoctono, nonostante siano varie le ipotesi riguardanti la sua origine. Alcuni, infatti, lo ritengono di provenienza spagnola, altri credono sia stato importato dai primi frati francescani, altri ancora introdotto in Italia dai Saraceni. Questa Docg contribuisce in larga parte ai meriti acquisiti dalla regione umbra come produttrice di vini pregiati, già conosciuti e consumati nel Rinascimento dai papi e dai governatori. La zona di produzione comprende l’intero territorio dei comuni di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria siti in provincia di Perugia. La resa massima di uva non deve essere superiore ad 80 quintali per ettaro di vigneto in coltura specializzata. Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento obbligatorio devono essere effettuate nell’ambito territoriale dei comuni compresi nella zona di produzione. La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 65% per il “Montefalco” Sagrantino “secco” e al 45%, riferito allo stato fresco dell’uva per la tipologia “passito” le cui uve subiscono un appassimento su non inferiore ai 2 mesi. Il vino “Montefalco” Sagrantino “secco” e “passito” non possono essere immessi al consumo se non dopo aver subito un periodo d’invecchiamento di almeno trenta mesi, di cui almeno dodici in botti di legno il “secco” , mentre per il “passito” non è previsto invecchiamento obbligatorio nel legno. I periodi d’invecchiamento decorrono dal 1° dicembre dell’anno di produzione delle uve. Il Sagrantino passito si accompagna a preparazioni dolci a pasta non lievitata, abbastanza consistenti, in particolare pasticceria da forno, crostate con marmellate di more o di altri frutti rossi. Va bevuto come vino da meditazione o accompagnato a formaggi pecorini molto piccanti quando è invecchiato. Il Sagrantino secco invece và abbinato a grandi arrosti, cacciagione, selvaggina da pelo e formaggi a pasta dura.