sabato 23 maggio 2009

quarantottore

La guardo sconsolato; so di doverla buttare nell’immondizia. Ho finto di non vedere gli angoli lisi prima e la traccia di telaio in ferro che usciva da un buco in basso a sinistra poi.
Continuavo a lodarne l’ottimo cuoio; mi pavoneggiavo del ben visibile e noto marchio; mi confortavo della perfetta adeguatezza delle sue tasche.
Di fronte a vetrine di valigerie la confrontavo con nuovi modelli e riflettevo su quanto possa essere diventato costoso (troppo) sostituirla con una pari livello e come altri modelli, decisamente più abbordabili, non reggano il confronto.
Ripensando a quando mio padre me la regalò e a quanti viaggi avevamo fatto insieme andavo avanti a convincermi di avere una, splendida, quarantott’ore.
Gli eventi sono fatalmente precipitati quando la cerniera lampo del vano principale si è, irrimediabilmente, incastrata.
Inutilizzata e inutilizzabile, la guardo sconsolato alla vigilia di un, piccolo, nuovo viaggio. Partirò con un più ingombrante trolley.
Ok. Non guarirò mai dall’affezionarmi agli oggetti.
emmevù

giovedì 21 maggio 2009

lentamente muore

Un Blog è fatto di dialoghi. Questo Blog ama la poesia e, ancor di più, ciò che significa.

Non è questione di "tag"; è questione di cuore e di smuovere sensazioni logiche, che si ritengono belle.

Ecco: è tutto qui.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'."

Pablo Neruda

Grazie a Maria Alessia per ave re commentato con questa poesia un altro post (ermetica).

È giusto ed è ancor più giusto regalarla al Blog per la sua limpidezza ed il suo significato.

Emmevù

lunedì 18 maggio 2009

crepuscolo

Siamo al crepuscolo della coscienza civile e al tramonto del vivere civilmente la comunità. Siamo al crepuscolo delle indignazioni e, senza sussulti, ci uniformiamo a un andazzo generale e generalizzato. Non abbiamo la ironica dignità dell’orchestrina del Titanic, ci manca spessore morale, nerbo, cultura e per tanto lasciamo fare salvo sfuriate isteriche legate a piccolissime particolari personali che, per lo più, annoiano le maggioranze.

Perché, sia chiaro, c’è sempre una maggioranza che se ne frega e non c’è rivendicazione maggioritaria: da ciò deriva che qualsiasi lamentela può anche essere sacrosanta ma non smuoverà mai una maggioranza.

Tante, infinite, minoranze scontente si vanno formando nella condanna a essere sempre e per sempre minoranza.

Il grottesco è che questo tramonto non è colto appieno, non se ne ha percezione condivisa, e quando saremo al buio non sono neppure certo che ci guarderemo intorno con fare interrogativo e sgomento.

Postare ermetico? Si può.

Coglierlo non è fondamentale. Davvero.

È l’autunno delle coscienze, del pensiero condiviso e di buon senso, e …chiedo scusa per l’ottimismo.

Emmevù

mercoledì 13 maggio 2009

informatica informata

D’accordo.

Mi rivolgo ai dinosauri, agli obsoleti, ai neofiti, ai puri di cuore, ai tontoloni.

Chiedo scusa agli altri.

Mi rivolgo agli approssimativi, ai disattenti, ai dattilografi, a quelli che c’era la lira prima dell’euro, i soldi per capirci.

Mi iscrivo, simpatizzante al “si stava meglio quando si stava peggio” e, probabilmente, traccio un solco tra me e il progresso tecnologico e, soprattutto, informatico.

Tant’è.

Se mi si rompe la lavatrice chiamo il tecnico.

Se la mia automobile non va vado – tremulo – dal meccanico. Tutto lineare, semplice, senza spigolosità.

Ci si può mettere (non nel mio caso, sia chiaro) il desiderio di sentirsi maschio dominante e cazzuto e tecnologico; quel (sano?) “fai da te”, roba di bricofer e di ferramenta, di disquisizioni elettriche o idrauliche.

Si rimane, pur tuttavia, in un universo condiviso e – mediamente – conosciuto.

Punto.

Punto – per pietaà! – punto qui.

L’informatica non può essere improvvisata; non è roba di divisione tra chi da bimbo si dilettava col “meccano” e chi no; incredibilmente ha profili di serietà e competenze che non possono andare per passaparola e per sentito dire più di un tanto.

Sarò esplicito fino al turpiloquio.

Non me ne frega un biiiip! capire cosa sia un bug-di-sistema.

Vivo magnificamente la mia ignoranza.

Voglio che i files, a prescindere dalla biiiip! di versione di windows e da cosa mai ci sia dentro (crittografie CIA? Non penso) si apra e si lasci lavorare.

Punto.

Come la scatola col Pongo.

Come la macchina da scrivere.

E poi, da ignorante che sono, sono pure un po’ stufo dalla abbondanza di sedicenti esperti: per uno probabilmente buono ce ne son decine che sono artisti del “copia&incolla” e veri amplificatori viventi del sentito dire.

Chiedo scusa agli esperti smaliziati (due o tre al massimo) e invito gli altri a riflessione.

Impariamo a dire “non ho capito: spiegami” oppure a dire “è rotta: riparala.”

Magari ha la sua dignità.

Passerò dal Windows 6puntoZero alla grappa 6puntoPerfetta.

Se non mi sono spiegato, disse l’anziano paracadute, chiedo scusa: è stato pur sempre un bel cadere…

Ecco.

Grappa di Teroldego

Grappa Trentina: intensa, leggermente vinosa dal sentore di bacca rossa

Provenienza della materia prima

La grappa di Teroldego è ottenuta dalle vinacce provenienti dal vitigno autoctono,presente in questa zona fra i comuni di Mezzolombardo,Mezzocorona,San Michele all'Adige e più precisamente in Piana Rotaliana dove il terreno alluvionale creato dalla confluenza dei fiumi Adige e Noce , rende un habitat ideale per la coltivazione della vite. Il vitigno Teroldego ha trovato da sempre le condizioni ottimali per poter esprimere al meglio le sue grandi qualit .

Cantine conferenti

Foradori, Barone de Cles, Cantine Rotaliane, Cantine Mezzacorona, Dorigati, Endrizzi.

Conservazione della materia prima

Le vinacce del Teroldego arrivano a fermentazione avvenuta e quindi si provvede immediatamente alla distillazione.


Gradazione del prodotto

40 gradi

Caratteristiche organolettiche

COLORE: brillante, trasparente

PROFUMO: netto, gradevole con piacevoli note fruttate.

SAPORE: deciso, leggermente vinoso, armonico, con grande equilibrio tra il contenuto alcolico e gli altri componenti.

Temperatura di servizio

tra i 12 e i 14 gradi.
Durante la stagione estiva si consigliano temperature anche inferiori.

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emmevù

lunedì 11 maggio 2009

ermetica

ci sono tempi e tempi.
ci sono momenti che tutto pare andare per il verso giusto ed altri che le cose ti sfuggono via come in un infinito piano inclinato.
resta da fare e da lavorarci sù.
non è tempo che di rimboccarsi le maniche e lasciare al tempo il tempo di dirimere verità da menzogne.
è roba di fare se si sa e tacere se non si è in grado di fare.
faticosamente mi provo a fare aspettando primavere tardive.
intanto pedalo, intanto metto fieno in cascina.
se la primavera tarda l'inverno è sempre puntuale.
credetemi.
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ci bevo sopra e consiglio farlo bene

emmevu
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www.stradadelsagrantino.it



I
l Montefalco Sagrantino Docg o Sagrantino di Montefalco Docg prendono il nome dall’omonimo vitigno da cui vengono prodotti. Coltivato da secoli sulle pendici delle colline umbre, il Sagrantino viene considerato autoctono, nonostante siano varie le ipotesi riguardanti la sua origine. Alcuni, infatti, lo ritengono di provenienza spagnola, altri credono sia stato importato dai primi frati francescani, altri ancora introdotto in Italia dai Saraceni. Questa Docg contribuisce in larga parte ai meriti acquisiti dalla regione umbra come produttrice di vini pregiati, già conosciuti e consumati nel Rinascimento dai papi e dai governatori. La zona di produzione comprende l’intero territorio dei comuni di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria siti in provincia di Perugia. La resa massima di uva non deve essere superiore ad 80 quintali per ettaro di vigneto in coltura specializzata. Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento obbligatorio devono essere effettuate nell’ambito territoriale dei comuni compresi nella zona di produzione. La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 65% per il “Montefalco” Sagrantino “secco” e al 45%, riferito allo stato fresco dell’uva per la tipologia “passito” le cui uve subiscono un appassimento su non inferiore ai 2 mesi. Il vino “Montefalco” Sagrantino “secco” e “passito” non possono essere immessi al consumo se non dopo aver subito un periodo d’invecchiamento di almeno trenta mesi, di cui almeno dodici in botti di legno il “secco” , mentre per il “passito” non è previsto invecchiamento obbligatorio nel legno. I periodi d’invecchiamento decorrono dal 1° dicembre dell’anno di produzione delle uve. Il Sagrantino passito si accompagna a preparazioni dolci a pasta non lievitata, abbastanza consistenti, in particolare pasticceria da forno, crostate con marmellate di more o di altri frutti rossi. Va bevuto come vino da meditazione o accompagnato a formaggi pecorini molto piccanti quando è invecchiato. Il Sagrantino secco invece và abbinato a grandi arrosti, cacciagione, selvaggina da pelo e formaggi a pasta dura.