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lunedì 18 maggio 2009

crepuscolo

Siamo al crepuscolo della coscienza civile e al tramonto del vivere civilmente la comunità. Siamo al crepuscolo delle indignazioni e, senza sussulti, ci uniformiamo a un andazzo generale e generalizzato. Non abbiamo la ironica dignità dell’orchestrina del Titanic, ci manca spessore morale, nerbo, cultura e per tanto lasciamo fare salvo sfuriate isteriche legate a piccolissime particolari personali che, per lo più, annoiano le maggioranze.

Perché, sia chiaro, c’è sempre una maggioranza che se ne frega e non c’è rivendicazione maggioritaria: da ciò deriva che qualsiasi lamentela può anche essere sacrosanta ma non smuoverà mai una maggioranza.

Tante, infinite, minoranze scontente si vanno formando nella condanna a essere sempre e per sempre minoranza.

Il grottesco è che questo tramonto non è colto appieno, non se ne ha percezione condivisa, e quando saremo al buio non sono neppure certo che ci guarderemo intorno con fare interrogativo e sgomento.

Postare ermetico? Si può.

Coglierlo non è fondamentale. Davvero.

È l’autunno delle coscienze, del pensiero condiviso e di buon senso, e …chiedo scusa per l’ottimismo.

Emmevù

mercoledì 13 maggio 2009

informatica informata

D’accordo.

Mi rivolgo ai dinosauri, agli obsoleti, ai neofiti, ai puri di cuore, ai tontoloni.

Chiedo scusa agli altri.

Mi rivolgo agli approssimativi, ai disattenti, ai dattilografi, a quelli che c’era la lira prima dell’euro, i soldi per capirci.

Mi iscrivo, simpatizzante al “si stava meglio quando si stava peggio” e, probabilmente, traccio un solco tra me e il progresso tecnologico e, soprattutto, informatico.

Tant’è.

Se mi si rompe la lavatrice chiamo il tecnico.

Se la mia automobile non va vado – tremulo – dal meccanico. Tutto lineare, semplice, senza spigolosità.

Ci si può mettere (non nel mio caso, sia chiaro) il desiderio di sentirsi maschio dominante e cazzuto e tecnologico; quel (sano?) “fai da te”, roba di bricofer e di ferramenta, di disquisizioni elettriche o idrauliche.

Si rimane, pur tuttavia, in un universo condiviso e – mediamente – conosciuto.

Punto.

Punto – per pietaà! – punto qui.

L’informatica non può essere improvvisata; non è roba di divisione tra chi da bimbo si dilettava col “meccano” e chi no; incredibilmente ha profili di serietà e competenze che non possono andare per passaparola e per sentito dire più di un tanto.

Sarò esplicito fino al turpiloquio.

Non me ne frega un biiiip! capire cosa sia un bug-di-sistema.

Vivo magnificamente la mia ignoranza.

Voglio che i files, a prescindere dalla biiiip! di versione di windows e da cosa mai ci sia dentro (crittografie CIA? Non penso) si apra e si lasci lavorare.

Punto.

Come la scatola col Pongo.

Come la macchina da scrivere.

E poi, da ignorante che sono, sono pure un po’ stufo dalla abbondanza di sedicenti esperti: per uno probabilmente buono ce ne son decine che sono artisti del “copia&incolla” e veri amplificatori viventi del sentito dire.

Chiedo scusa agli esperti smaliziati (due o tre al massimo) e invito gli altri a riflessione.

Impariamo a dire “non ho capito: spiegami” oppure a dire “è rotta: riparala.”

Magari ha la sua dignità.

Passerò dal Windows 6puntoZero alla grappa 6puntoPerfetta.

Se non mi sono spiegato, disse l’anziano paracadute, chiedo scusa: è stato pur sempre un bel cadere…

Ecco.

Grappa di Teroldego

Grappa Trentina: intensa, leggermente vinosa dal sentore di bacca rossa

Provenienza della materia prima

La grappa di Teroldego è ottenuta dalle vinacce provenienti dal vitigno autoctono,presente in questa zona fra i comuni di Mezzolombardo,Mezzocorona,San Michele all'Adige e più precisamente in Piana Rotaliana dove il terreno alluvionale creato dalla confluenza dei fiumi Adige e Noce , rende un habitat ideale per la coltivazione della vite. Il vitigno Teroldego ha trovato da sempre le condizioni ottimali per poter esprimere al meglio le sue grandi qualit .

Cantine conferenti

Foradori, Barone de Cles, Cantine Rotaliane, Cantine Mezzacorona, Dorigati, Endrizzi.

Conservazione della materia prima

Le vinacce del Teroldego arrivano a fermentazione avvenuta e quindi si provvede immediatamente alla distillazione.


Gradazione del prodotto

40 gradi

Caratteristiche organolettiche

COLORE: brillante, trasparente

PROFUMO: netto, gradevole con piacevoli note fruttate.

SAPORE: deciso, leggermente vinoso, armonico, con grande equilibrio tra il contenuto alcolico e gli altri componenti.

Temperatura di servizio

tra i 12 e i 14 gradi.
Durante la stagione estiva si consigliano temperature anche inferiori.

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emmevù

venerdì 27 marzo 2009

La ranocchia

Tra le moltissime cose che circolano in rete una ha attirato fortemente la mia attenzione. Mi ha fatto riflettere a certe notizie dei telegiornali a proposito di mutate condizioni ambientali e climatiche. Per esempio a quei Tg estivi dove si raccomanda agli anziani ed ai bambini di non uscire nelle ore calde per il troppo ozono o alle frequenti restrizioni alla circolazione dei veicoli per la troppa CO2.
Il punto è che, in generale, ci indignamo ormai pochissimo.

Emmevù

“Immaginate una pentola piena d’acqua fredda in cui nuota tranquillamente una piccola ranocchia. Un piccolo fuoco viene acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda molto lentamente. L’acqua piano piano diventa tiepida e la ranocchia, trovando ciò piuttosto gradevole, continua a nuotare. La temperatura dell’acqua continua a salire. Ora l’acqua è calda, più di quanto la ranocchia possa apprezzare, si sente un po’ affaticata, ma ciononostante non si spaventa. Ora l’acqua è veramente calda e la ranocchia comincia a trovare ciò sgradevole, ma è molto indebolita, allora sopporta e non fa nulla. La temperatura continua a salire, fino a quando la ranocchia finisce semplicemente per cuocere e morire. Se la stessa ranocchia fosse stata buttata direttamente nell’acqua a 50 gradi, con un colpo di zampe sarebbe immediatamente saltata fuori dalla pentola. Ciò dimostra che, quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta.Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da qualche decennio possiamo vedere che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando. Una quantità di cose che avrebbero fatto inorridire 20, 30 o 40 anni fa, sono state poco a poco banalizzate e oggi disturbano appena o lasciano addirittura completamente indifferente la maggior parte delle persone.Nel nome del progresso, della scienza e del profitto si effettuano continui attacchi alle libertà individuali, alla dignità, all’integrità della natura, alla bellezza e alla gioia di vivere, lentamente ma inesorabilmente, con la costante complicità delle vittime, inconsapevoli o ormai incapaci di difendersi. Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente ad accettare delle condizioni di vita degradate, anzi drammatiche. Il martellamento continuo di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non sono più in grado di distinguere le cose...”
Olivier Clerc, scrittore e filosofo

venerdì 20 febbraio 2009

essemmeesse

Dice: “ma daaai… non usi il ti noveee?”

Dico: “no. Presbiopia. Mettici pure che con la tecnonologia sono giurassico….”

Dice: “non ci posso credere!”

Dico: “credici: mi sembra paranoico che io voglia scrivere una cosa e quello non me la faccia scrivere”

Dice: “naaaa…”

(nota: il termine “naaaa…” è forma, per qualcuno onomatopeica, in cui si intende sintetizzare un no con un impossibile con un non ci posso davvero credere)

Dico: “magari ci metto un po’ di più…però…

(nota: cavolo! Mi sto giustificando!!!)

Dice: “sei troppo antico! Vuoi mettere il tempo?”.

Dico: “senti… se debbo dire una cosa, beh, allora telefono. Per un esse emme esse aspettano. Sennò passo. Se è urgente telefono! Mica digito”

Dice: “mah… che dire? Sei astruso…”

Dico: “…astruso???”

E aggiungo: “magari, poi, telefonare fa piacere perché ci si sente in voce…”

Non risponde nemmeno.

Darwin si fermerebbe prima.

Se dico che mi piaccio passo per snob.

M’arrendo al fatto che chi mi messaggia mi prenda per orso.

Tuscè (…come scrivono quelli che conoscono le lingue).

Emmevù

mercoledì 11 febbraio 2009

le manovelle dei finestrini

Quando eravamo piccoli e si viaggiava in macchina mia sorella ed io eravamo seduti sui sedili di dietro.

Non c’erano gli specchietti laterali e non c’erano le cinture di sicurezza. Cantavamo e giocavamo per passare il tempo. Un gioco era accentuare il movimento causato dalle curve e finire uno addosso all’altro (piccoli trucchi da bambini per darsi fastidio). Il gioco che ci divertiva di più era fare a gara a chi fosse il più veloce ad abbassare (o alzare) il proprio finestrino.

Uno.. due, tre-viaaa! e si girava la manovella. Discussioni su chi avesse ottenuto la vittoria; piccoli litigi su partenze anticipate.

Oggi possiedo una vettura che nel duemila valeva oltre trenta milioni (la corrispondente oggi costerebbe più di ventimila euro).

I finestrini sono azionati da motori elettrici; i finestrini posteriori hanno, entrambi, il motore rotto; la sostituzione di ogni motore costerebbe duecento euro (più la manodopera) e per il momento ho deciso che da fissi sono bellissimi.

Ah, dimenticavo… c’è la crisi del settore auto.

Tornare alle manovelle? Che ne dite? …No?

Emmevù

giovedì 5 febbraio 2009

sicurezza

“…Mi chiamo Ahmed e vengo dall’Africa. Avevo fame e sono venuto senza chiedere permesso da voi. Ho la tosse. È una tosse secca e insistente. Ho un po’ di sangue nello sputo. Un fratello mi ha detto che se vado in ospedale mi possono denunciare. Perciò non ci vado. Non posso. Un amico mi da lo sciroppo. Tossisco lo stesso. Un altro mi ha detto che nel mio Paese c’è ancora quella brutta malattia che si chiama tubercolosi e che è una malattia che da voi non c’è più da tanti anni. Io ho la tosse. Non lo so se la tosse si attacca. Forse si. Ma non posso rischiare che mi denuncino. Prendo lo sciroppo e non vado all’ospedale. Perchè non voglio essere preso. Metto la mano davanti alla bocca. Spero d non infettare nessuno.”

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Nel disegno di legge sulla sicurezza c’è scritto che i medici possono denunciare gli irregolari. Vecchie malattie sopite stanno tornando.
Diceva un vecchio spot: --"meditate gente: meditate…”.
Emmevù

Il SignorEditoreUno ed il SignoreditoreDue

Oltre ad avere scritto “Un senso alle cose” con Paolo Scatarzi e una breve raccolta di racconti (www.boopen.it per eventuali interessati) ho finito un romanzo dal provvisorio titolo di “Cometa e bugie” e sono in cerca di Editore.

Mi hanno risposto il SignorEditoreUno e il SignorEditoreDue, ad oggi, con lettere dello stesso tenore: pertanto ne cito una sola perché basta e avanza.

Gentile Marco, il nostro comitato di lettura ha espresso un parere positivo e unanime sul suo Cometa e bugie, tanto che è stato ritenuto idoneo per XXX la nostra collana di narrativa. La storia è ricca di spunti e di elementi, la scrittura necessita di un po’ di editing, ma nell’insieme il testo è molto interessante. In allegato le invio la nostra proposta editoriale, ....”

Anche l’altra lettera parla di “lavoro ottimo, ben costruito che avvolge letteralmente il lettore….”

…ma arriviamo alle proposte editoriali…

Il SignorEditoreUno mi dice che il prezzo di copertina potrebbe essere di 13 euro, che si può prevedere una prima tiratura di 500 copie, e che ne debbo acquistare ameno 200 (con il 25% di sconto) spendendo 1950 euro (IVA inclusa); il SignorEditoreDue più o meno uguale.

Penso un nanosecondo e poi faccio la seguente considerazione: il costo di una copia non arriva certamente a 4 euro e, pertanto, il costo di 500 copie è sotto i 2000 euro… se gliene do 1950 quale è il rischio di impresa?

…A fare il “SignorEditore” in questo modo sono capaci tutti. Meno male che gli è piaciuto tanto!

Che faccio? Gli rispondo?

Vi aggiornerò al riguardo.

Emmevù