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mercoledì 6 maggio 2009

Giusy e Jenny

Ho visto un servizio sul dopo terremoto in Abruzzo nel quale intervistavano un ragazzo, giovane, che nella tragedia aveva perso le sorelle, Giusy e Jenny. Cercava, tra le macerie della casa, alcuni oggetti personali che erano appartenuti alle due ragazze: piccole cose, un giocattolo particolare, il telefonino che lui le aveva regalato, oggetti personali di uso quotidiano.

Ecco: tutto qui. Ma per chi, come Paolo ed io, ha impiegato tanto tempo a interrogarsi e scrivere “Un senso alle cose” e ne sta provando a fare un blog non è indifferente.

Ecco l’incipit del romanzo come spunto per pensare…

“La fine dà senso alle cose.

Il tempo, la durata della loro costruzione, della loro esistenza,

ne stabilisce il valore.

Si tratti di un repentino colpo di fortuna

o di un lungo e faticoso lavoro,

le attività e le passioni dell’uomo valgono perché in stretta relazione

con il loro limite.

Con la nostra comprensione della loro durata.

E più ancora con l’esito certo dell’esistenza dell’uomo.

Non si scappa.

La precarietà è sorgente d’ogni emozione.

Delle cose belle di questa vita.

Tutto fosse eterno, quale gusto ci sarebbe a capire?

Non fosse per la morte, per la gioia di sfuggirle ogni giorno,

la portata di certi piaceri sarebbe priva di senso.

E’ così.

Non so immaginare il colore di una vita senza fine.

L’eternità è concepibile solo perché la biologia

ci costringe a un limite,

per di più imprevedibile.

La morte fisica è la chiave di tutto.

Fossimo certi di non morire, quale valore avrebbe un calendario?

Quale i ricordi?

Emmevù (e anche Piesse)

lunedì 2 marzo 2009

incredibile da un tg

Mi trovo, casualmente, a vedere un telegiornale in televisione. Credete se vi dico che non rammento il servizio. Certamente miserie, ce ne sono tante. Il servizio termina con la speaker che pronuncia una frase. La frase mi ronza in testa, si poggia, fa immediatamente spessore, si presta a dialogo, a scrittura, a blog. Non resisto al porgerla subito. Mi interrogo su chi mai possa essere il giornalista poeta che la ha inserita prima e pronunciata poi ma non è poi davvero importante. Ragiono tra me e me che non spesso capiti che una frase si erga in alcun modo nel piattume deprimente delle notizie. Magari la hanno rubata da qualche parte. La frase è bellissima e ognuno se la può declinare come crede. Ne sono certo. Eccola. Se pensate che stiamo parlando di un tiggì nazionale della sera…

…E il tempo continua a piangere.



emmevù


martedì 24 febbraio 2009

termometri

Ho vivo il ricordo di mia nonna che mi sente la fronte e poi, ansiosa, scarica il termometro con decisione per misurarmi la febbre, così come la sorpresa, al primo termometro rotto, nel vedere rotolare quella pallina argentea di mercurio. Nonna che mi diceva di non toccarla, perché velenosa, ed io che la spingevo con un bastoncino del cremino. Autentici e spettacolari effetti speciali per gli occhi meravigliati di un bambino.
Contrasto tra l’idea della consistenza di un metallo – avvalorata dal colore – e l’incredibile mobilità della goccia di mercurio.
La gestualità nella misurazione della temperatura è rassicurante. Si inclina il termometro per leggere la rilevazione, si scarica con energia fino a temperature da rigor mortis, si cerca l’ascella, il freddo del metallo a contatto con la pelle calda, braccio ben fermo, l’attesa e infine il responso.
Stessi gesti per decenni.
L’oggetto nel tempo si è fatto più piccolo, il vetro più sottile, il tempo della misurazione è sceso a due minuti.
La notizia è che, dato che il mercurio è inquinante, non sarà più possibile acquistare questo tipo di termometro e ci si rivolgerà ad altri tipologie non dannose per l’ambiente e ugualmente efficaci.
Un po’ mi dispiace.

Emmevù


2009-02-23 20:25 ANSA.it - Addio al vecchio termometro a mercurio. Si conclude così un iter cominciato 12 anni fa. Dal 3 aprile prossimo, infatti, il tubicino di vetro contenente questo metallo pesante sarà messo al bando, con l' entrata in vigore del decreto ministeriale del 30 luglio scorso che recepiva una direttiva CE in tal senso.

Si tratta di una norma che ha avuto un percorso molto lungo, cominciato nel 1997, con la convenzione UN-ECE, e culminato dieci anni dopo nell'approvazione da parte del Parlamento europeo del divieto al mercurio in termometri, barometri e strumenti di misurazione destinati al pubblico.

La legislazione europea negli anni precedenti aveva già ridotto gli usi e le emissioni di mercurio, ma i suoi effetti soprattutto sull' ambiente marino hanno richiesto un ulteriore giro di vite.

La presenza di questo contaminante, infatti, è stata accertata attraverso i rilievi condotti sulla popolazione e le specie ittiche di molte zone costiere del Mediterraneo, imponendo misure più drastiche soprattutto per l'Europa, che del mercurio è il principale fornitore mondiale. Il bando che entra in vigore in aprile in Italia riguarda, però, solo i termometri che saranno fabbricati a partire da quella data, e questo per evitare che i vecchi termometri e soprattutto il mercurio che essi contengono, finiscano tra i rifiuti danneggiando l'ambiente e, a lungo termine, la salute umana.

Sono anche espressamente esclusi dalla disposizione tutti gli oggetti contenenti mercurio risalenti a più di 50 anni fa. La norma non si applica neanche ai barometri a mercurio fino al 3 ottobre 2009. Entro quella data, la Commissione europea esaminerà la disponibilità di alternative affidabili e più sicure per gli sfigmomanometri e le altre apparecchiature di misura contenenti mercurio utilizzate nel settore sanitario e per altri usi industriali e professionali.

domenica 8 febbraio 2009

signora bionda

Filiforme, bionda, gioviale con gli altri in sala di attesa.
Si condivide la sala tra chi, come me, accompagna l’anziano genitore in diabetologia e chi ha a che fare con endocrinologia.
Si aspetta – a lungo – e si ha tempo e modo di osservarsi e annusarsi.
Giovane signora bionda, ben vestita, è molto diversa dopo la visita.
Indossa ora occhiali neri, ha un viso tiratissimo. Ha pianto. Colgo frammenti di discussione ripresa con altri pazienti.
Ha un appuntamento col primario per la settimana prossima. Un valore non-so-che-significa è alto.
Lei ha pianto.
Mio padre, in fondo, ha un diabete da dio e mi sento il cuore piccolo di fronte a giovane-signora-bionda-filiforme che ha pianto..
Ecco.
Torno a casa con poca voglia di parlare e gli occhialoni neri davanti al viso.
Con mio padre mangio con poca voglia di conversazione e, come mi accade quando debbo consolarmi, indugio in una spaghettata alla milanese e in una bottiglia di Orvieto.
Roba che non scaccia ma allevia.
A volte servirebbe un pensiero in più verso chi soffre.
Perché la pasta alla milanese non basta.
Non basta al punto che ci torno sopra a parte, in un altro post, giacché merita.
Un pensiero alla giovane bionda e l’augurio di ogni bene.
Emmevù

giovedì 5 febbraio 2009

sicurezza

“…Mi chiamo Ahmed e vengo dall’Africa. Avevo fame e sono venuto senza chiedere permesso da voi. Ho la tosse. È una tosse secca e insistente. Ho un po’ di sangue nello sputo. Un fratello mi ha detto che se vado in ospedale mi possono denunciare. Perciò non ci vado. Non posso. Un amico mi da lo sciroppo. Tossisco lo stesso. Un altro mi ha detto che nel mio Paese c’è ancora quella brutta malattia che si chiama tubercolosi e che è una malattia che da voi non c’è più da tanti anni. Io ho la tosse. Non lo so se la tosse si attacca. Forse si. Ma non posso rischiare che mi denuncino. Prendo lo sciroppo e non vado all’ospedale. Perchè non voglio essere preso. Metto la mano davanti alla bocca. Spero d non infettare nessuno.”

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Nel disegno di legge sulla sicurezza c’è scritto che i medici possono denunciare gli irregolari. Vecchie malattie sopite stanno tornando.
Diceva un vecchio spot: --"meditate gente: meditate…”.
Emmevù

venerdì 3 ottobre 2008

latte cinese


Latte a mandorla

Ora, io dico, due parole su questa storia dei bambini morti in Cina per il latte pieno di schifezze le vogliamo dire? Ce ne sarebbe, ah, ma mi fermo a una annotazione premettendo che, per me, le parole contano e che chi le usa dovrebbe usarle a proposito. Alla notizia del brutto guaio del latte cinese le autorità e i mass media ci hanno prontamente rassicurato che noi, in Italia, non importiamo latte dalla Cina.

Rassicurante.

Peccato che due giorni dopo ci fanno sapere che non è scontato che i ristoranti cinesi siano sicuri.

…e se tra le due notizie mi fossi strafogato di involtini primavera in uno dei tanti ristoranti della mia città?

(giusto per non scordarcelo: sbaglio?)