Visualizzazione post con etichetta scrittura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scrittura. Mostra tutti i post

giovedì 21 maggio 2009

lentamente muore

Un Blog è fatto di dialoghi. Questo Blog ama la poesia e, ancor di più, ciò che significa.

Non è questione di "tag"; è questione di cuore e di smuovere sensazioni logiche, che si ritengono belle.

Ecco: è tutto qui.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'."

Pablo Neruda

Grazie a Maria Alessia per ave re commentato con questa poesia un altro post (ermetica).

È giusto ed è ancor più giusto regalarla al Blog per la sua limpidezza ed il suo significato.

Emmevù

mercoledì 6 maggio 2009

Giusy e Jenny

Ho visto un servizio sul dopo terremoto in Abruzzo nel quale intervistavano un ragazzo, giovane, che nella tragedia aveva perso le sorelle, Giusy e Jenny. Cercava, tra le macerie della casa, alcuni oggetti personali che erano appartenuti alle due ragazze: piccole cose, un giocattolo particolare, il telefonino che lui le aveva regalato, oggetti personali di uso quotidiano.

Ecco: tutto qui. Ma per chi, come Paolo ed io, ha impiegato tanto tempo a interrogarsi e scrivere “Un senso alle cose” e ne sta provando a fare un blog non è indifferente.

Ecco l’incipit del romanzo come spunto per pensare…

“La fine dà senso alle cose.

Il tempo, la durata della loro costruzione, della loro esistenza,

ne stabilisce il valore.

Si tratti di un repentino colpo di fortuna

o di un lungo e faticoso lavoro,

le attività e le passioni dell’uomo valgono perché in stretta relazione

con il loro limite.

Con la nostra comprensione della loro durata.

E più ancora con l’esito certo dell’esistenza dell’uomo.

Non si scappa.

La precarietà è sorgente d’ogni emozione.

Delle cose belle di questa vita.

Tutto fosse eterno, quale gusto ci sarebbe a capire?

Non fosse per la morte, per la gioia di sfuggirle ogni giorno,

la portata di certi piaceri sarebbe priva di senso.

E’ così.

Non so immaginare il colore di una vita senza fine.

L’eternità è concepibile solo perché la biologia

ci costringe a un limite,

per di più imprevedibile.

La morte fisica è la chiave di tutto.

Fossimo certi di non morire, quale valore avrebbe un calendario?

Quale i ricordi?

Emmevù (e anche Piesse)

martedì 10 marzo 2009

martedi 10 Marzo "Il gran giorno da una poesia all'altra"

15 novembre 1987

Larghe volute
di fumo azzurrino
disegnano le ore
in una vecchia
campana di luce.

Occasioni perdute
intralciano
il respiro.


piesse

domenica 8 marzo 2009

martedi 10 Marzo "Il gran giorno da una poesia all'altra"


In Italia di poesia si parla poco, vende poco, pochissimo si legge e affatto si promuove.

Altrove è, fortunatamente, diverso.

L’associazione francese Printemps des poètes, dal 2 al 15 marzo, sotto il patrocinio tra l’altro , del ministero della cultura francese e del ministero dell’educazione nazionale lancia l’iniziativa La primavera della poesia.

In tutta la Francia vengono organizzati eventi di diverso genere nell’ambito di questa manifestazione.

Tra le tante, sarebbe magnifico adottarne almeno una, particolarmente significativa: è la Liberazione della poesia per il 10 marzo,”il gran giorno da una poesia all’altra”.

Si tratta di fare una specie di bookcrossing poetico: a casa vostra, passeggiando per strada, a scuola, nel vostro posto di lavoro, regalate una poesia, scambiate le vostre poesie, speditene una, scrivetene una nel vostro blog, fate scivolare una poesia sotto una porta qui o là, ma regalate una poesia agli altri.

Perché non farlo?

Emmevù

- www.printempsdespoetes.com

sabato 13 dicembre 2008

piove

…ultimamente dalle parti mie ha fatto un po’ d’acqua.


Roma, 28 settembre ’97

Piove, Luca: a Roma piove da quattro giorni.
Noi romani non ci siamo abituati. Quando piove il traffico cresce, lievita, impazzisce come la maionese: si piglia la macchina anche per andare in latteria, per portare il cane a pisciare. La gente è nervosa e l’aria si carica di elettricità. Alla prima “gnegnarella” il romano dice che era ora, ci voleva proprio un po’ d’acqua ma poi il mattino dopo smadonna ‘che piove sempre.
Piove da quattro giorni e quattro notti senza fermarsi.
Incessantemente.

Piove fuori ma anche dentro di me.

Mi piove dolore e fastidio e nervoso anche se non sono mai stato metereopatico e anzi la pioggia mi piace, me ne piace l’odore e il sapore sulle labbra e il rumore sul tetto dell’auto e addirittura i finestrini da spannare.
Mi piace bagnarmi e, lo sai, non possiedo ombrello.

Piove e misuro me stesso a passi ansiosi intorno a fogli, bianchi e anacronistici, per riempirli di frasi raramente importanti per alimentare la nostra amicizia a cui tengo come a un figlio.

La tua lettera.
Tu hai ragione; io vergogna.

Si fa strada la nausea tra rigurgiti acidi di alcool mentre fumo una Camel senza filtro e ci giro attorno. Ci sto girando attorno ma il cerchio è diventato sempre più stretto, lettera dopo lettera.

Paradossalmente mi manchi: mi manca ora (qui e adesso) la tua razionalità magari esasperante, il tuo sottile ragionare, perfino la tua pignoleria del cavolo.
Mi scrivi, ti scrivo, mi rispondi e via e via…
Ci giro attorno, cerco appigli che ormai mi hai levato.
Inequivocabilmente.
Mentre alterno abissi a rare ilarità e mi trascino fuori da una depressione – chiamiamo le cose con il loro nome! – che mi preme sul petto e mi strizza lo stomaco non posso più perciò reggere il silenzio che mi ero imposto sul perché non voglia più vederti né sentirti.

(da “Un senso alle cose” edizione Boopen – 2007)

PIOVE
Hai visto che piove, guarda come viene giù
tu che dicevi che non pioveva più
che ormai non ti saresti mai più innamorata e adesso guardati sei tutta bagnata
e piove madonna come piove sulla tua testa e l'aria si rinfresca
e pioverà fin quando la terra non sarà di nuovo piena e prima o poi si rasserena
piove senti come piove madonna come piove senti come viene giù
senti le gocce che battono sul tetto senti il rumore girandoti nel letto
rinascerà sta già nascendo ora senti che piove e il grano si migliora
e tu diventi grande e ti fai forte e quelle foglie che ti sembravan morte ripopolano i rami un'altra volta questa è la primavera sulla porta
e piove madonna come piove e poi tornerà il sole a farci festa senti com'è che piove sulla tua testa tu che credevi che oramai le tue piantine si eran seccate e non sarebbero cresciute più hai aspettato un po'
ma senti come piove sulla tua testa senti come viene giù
non eri tu che ormai ti eri rassegnata e che dicevi che non ti saresti più innamorata la terra a volte va innaffiata con il pianto ma poi vedrai la pioggia tornerà
piove, senti come piove madonna come piove senti come viene giù!
(jovanotti - "piove")

http://it.youtube.com/watch?v=KOyRbrg25tY

mercoledì 12 novembre 2008

primitivo di manduria

(timbro postale: Roma – 03.07.97)

Caro Luca,
mi chiedo, è sera ma sono ancora in ufficio, se questa mia mal disposizione, questa mia difficoltà a comunicare con te derivi dal non avere molto da dirti, dal non volerti dire molto o più banalmente dal tempo che non c’è (se mai c’è stato) o ancora dal mio stato del momento(?).
Un ufficio deserto alle sette e mezzo di sera, poche luci accese, silenzio rotto dal brusio del condizionatore e del traffico del rincaso dabbasso, è un posto dove si può riordinare la mente e, come ora, scrivere.

Ci vuole il tempo che ci vuole per fare, il tempo che ci vuole per scrivere; anche solo per ragionare.
Perciò tempo mi sto prendendo dall’ultima tua, forse a tentare di dare un filo ai pensieri che vorrei parteciparti, forse per provare a dare una sub specie di logica o di ritmo compatibile alle mie giornate.
Ma poi se ne trova?
Stride lo scenario che descrivi dei tuoi monti e della cadenza del tuo vivere e il tuo argomentare con qualsiasi cosa io viva qui nella città eterna.
Eterna mutazione e in eterno caos.
Quanto (de)scrivi mi porta piacere doppio, per il saperti soddisfatto e per l’avere qualche elemento che corrobori il mio immaginare luoghi di pace dove il tempo (di nuovo!) abbia una scansione ancora umana.
Meglio: naturale.
Una pur piccola parte di me te li invidia e stasera, a marcare distanze e differenze, stapperò e carafferò un “primitivo di manduria”, quattordici gradi (mi pare) di rosso tarantino quasi da meditazione (non così lontano in realtà da certi vini friulani). Anche se la stagione è un po’ troppo calda per l’uso, lo accompagnerò con un arrosto di maiale fermo da ieri sera in forno con tutte le sue erbette (aggiunte a fine cottura) ad insaporirne la salsa. Confido che Villa Pamphili faccia salire al mio giardinetto qualche soffio di ponentino romano.
La realtà di quanto mi accade, intanto, mi fa invocare un rimbambimento da iperattività, da rumore di fondo e da metropoli che mi eviti di pensare, e perciò soffrire, troppo.

Vorrei girare per il traffico della vita con la stessa indifferenza dei conducenti di autobus.


(da “Un senso alle cose” – Boopen Editore – www.boopen.it)

Primitivo di Manduria:
uva rossa pugliese che sta conoscendo un suo rinascimento, non più adoperata come taglio ma vinificata in purezza. Dà vita a vini dal grande corpo e frutto, ma dotati allo stesso tempo di eleganza e capacità di evoluzione nel tempo. Da provare sulla fibra tenace di una carne di agnello cucinata alla brace. Bottiglie da non perdere: Primitivo di manduria Dunico 1999 Accademia dei Racemi e Primitivo di Manduria 1999 Felline.