venerdì 27 marzo 2009

La ranocchia

Tra le moltissime cose che circolano in rete una ha attirato fortemente la mia attenzione. Mi ha fatto riflettere a certe notizie dei telegiornali a proposito di mutate condizioni ambientali e climatiche. Per esempio a quei Tg estivi dove si raccomanda agli anziani ed ai bambini di non uscire nelle ore calde per il troppo ozono o alle frequenti restrizioni alla circolazione dei veicoli per la troppa CO2.
Il punto è che, in generale, ci indignamo ormai pochissimo.

Emmevù

“Immaginate una pentola piena d’acqua fredda in cui nuota tranquillamente una piccola ranocchia. Un piccolo fuoco viene acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda molto lentamente. L’acqua piano piano diventa tiepida e la ranocchia, trovando ciò piuttosto gradevole, continua a nuotare. La temperatura dell’acqua continua a salire. Ora l’acqua è calda, più di quanto la ranocchia possa apprezzare, si sente un po’ affaticata, ma ciononostante non si spaventa. Ora l’acqua è veramente calda e la ranocchia comincia a trovare ciò sgradevole, ma è molto indebolita, allora sopporta e non fa nulla. La temperatura continua a salire, fino a quando la ranocchia finisce semplicemente per cuocere e morire. Se la stessa ranocchia fosse stata buttata direttamente nell’acqua a 50 gradi, con un colpo di zampe sarebbe immediatamente saltata fuori dalla pentola. Ciò dimostra che, quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta.Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da qualche decennio possiamo vedere che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando. Una quantità di cose che avrebbero fatto inorridire 20, 30 o 40 anni fa, sono state poco a poco banalizzate e oggi disturbano appena o lasciano addirittura completamente indifferente la maggior parte delle persone.Nel nome del progresso, della scienza e del profitto si effettuano continui attacchi alle libertà individuali, alla dignità, all’integrità della natura, alla bellezza e alla gioia di vivere, lentamente ma inesorabilmente, con la costante complicità delle vittime, inconsapevoli o ormai incapaci di difendersi. Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente ad accettare delle condizioni di vita degradate, anzi drammatiche. Il martellamento continuo di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non sono più in grado di distinguere le cose...”
Olivier Clerc, scrittore e filosofo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse siamo già tutti quanti bolliti o magari troppo concentrati su cose personali. Non lo saprei dire però la storiella calza!

Anonimo ha detto...

Clever, very clever indeed. And true.