Dopo piadine, e vino, e caffè – voilà – il passo del Furlo.
Gola scavata nei millenni tra monti austeri e impervi.
Si passa un semaforo che, modernamente, alterna chi debba passare galleria scavate da Vespasiano (manco 100 anno dopo Cristo) per arrivare a una curva con piazzola.
Tutto qui.
Una curva e una angusta piazzola.
C’era un baretto ma, poi, hanno fatto la galleria ed è fallito.
Sono pochi a fermarsi, per lo più tedeschi e inglesi: italiani giusto noi.
Mi torna in mano la cartolina in bianco e nero comperata al posto di ristoro subito prima il passo.
Automobili dell’epoca, una Prinz addirittura, e una coppia affacciata al bel vedere.
Lui le cinge la vita, abito scuro; lei si lascia cingere, vestito subito sotto il ginocchio.
Penso che erano lì una cinquantina di anni fa a rimanere inconsapevolmente incollati in una cartolina in bianco e nero che, presumibilmente, gli sarebbe sopravvissuta.
Mi chiedo chi fossero e che diavolo ci facessero, tanti anni fa, al belvedere del Furlo sapendo che la mia domanda non avrà risposta.
Non può.
Come roba da rigattieri a riciclare ricordi non proprii.
Consideratelo un regalo e fermiamoci qui.
Eccoli.
1 commento:
ricordi di bambina. era un'attesa: coi grandi al Furlo per una gita 'fuori porta'. il pane e prosciutto di quel 'baretto' oggi dimenticato aveva allora un sapore speciale, mai ritrovato.
la nuova galleria ha fatto PERDERE il Tempo, quello passato dei ricordi e del gusto delle cose...
nostalgie. rivedo nella foto i miei genitori: stanno guardando insieme verso il loro futuro. e dopo quasi sessant'anni ancora lo guardano insieme...
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